2010/08/31

Il primo libro lunacomplottista: Did Man Land on the Moon? di James J. Cranny (UPD 20100901)

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Molte fonti in Rete citano un libro, Did Man Land on the Moon? di James J. Cranny, affermando che si tratta della prima pubblicazione lunacomplottista. Ne parla per esempio la Simple English Wikipedia (ma non la Wikipedia in inglese standard), dicendo che "il primo libro sull'argomento... fu pubblicato in Texas dal matematico James J. Cranny nel 1970". La fonte bibliografica spesso citata è Aus.bookmaps.org, che precisa che il luogo di pubblicazione fu Johnson City ma non aggiunge altro.

James J. Cranny è citato da siti lunacomplottisti come Moonhoax.us. Il suo libro è catalogato su Amazon, ma senza alcun dettaglio, a parte un codice ASIN B000KGHGTW e la data fittizia dell'1 gennaio 0001; non è disponibile per l'acquisto. Amazon indica Cranny come autore di altri due libri: Silver and a Silver Standard Now! e The Rise of Hidden Government. Anche questo non sono disponibili e non viene fornito alcun dettaglio, salvo l'indicazione che The Rise of Hidden Government fu un'autopubblicazione (self-published nel 1973). Cranny risulta essere l'editore anche di Did Man Land on the Moon?

Del testo del libro non sembra esservi traccia. Siti specialistici come Bookfinder.com, Usedbooksearch.co.uk, Alibris.com, Abebooks.com, Biblio.com, Marelibri.com, Worldcat.org, Addall.com, Vialibri.net non lo hanno in catalogo. Anche Google Books non ha nulla in proposito. L'unica traccia del libro che ho trovato finora è un breve spezzone di un video lunacomplottista russo del 1997, А. Гордон Американцы НЕ БЫЛИ на Луне, il cui titolo inglese è The Americans haven't been on the Moon, di A. Gordon, consultabile in streaming presso Rutube.ru.

In questo video, a 2:50 circa, viene mostrata brevemente la copertina del libro di Cranny (nell'inquadratura presentata all'inizio di questo articolo). Si nota che si tratta di una produzione decisamente amatoriale, a partire dalla povertà della copertina; anche l'uso delle virgolette per racchiudere il titolo è molto eloquente.

È forse per questo che il libro non è reperibile. Quali fossero le argomentazioni di James J. Cranny resta quindi un mistero, almeno finché non verrà ritrovato il testo della sua opera.


2010/09/01


Un lettore, Stefano, ha suggerito di indagare sull'eventuale esistenza in vita di Cranny tramite Intelius.com. Detto fatto: Intelius a pagamento ha fornito indirizzo e numero di telefono di un James J. Cranny che sarebbe tuttora residente a Johnson City e avrebbe 88 anni. Tenterò di contattarlo per sapere se è l'autore del libro ed eventualmente farmene mandare una copia per i miei archivi.

I commenti qui sotto segnalano inoltre un James Joseph Cranny che è sepolto (o ha una tomba prenotata) presso il cimitero massonico di Johnson City, che è un paese con circa 1200 abitanti. Un James Joseph Cranny risulta deceduto il 15 settembre 1992, secondo i dati del Texas Department of Health riferiti alla Blanco County nella quale si trova Johnson City. Inoltre c'è un James Joseph Cranny a pagina 615 nello Yearbook del 1951 della University of Texas Austin. È possibile, ma non confermato, che si tratti della medesima persona.

I disegni ingannevoli della NASA

di Paolo Attivissimo

Alcuni dei miti più ricorrenti del cospirazionismo lunare sono dovuti almeno in parte, paradossalmente, alla NASA stessa. L'ente spaziale statunitense, infatti, pubblicò molte illustrazioni divulgative per anticipare al pubblico lo svolgimento delle missioni, ma si prese alcune licenze artistiche per rendere più interessanti le immagini. Queste licenze, che introdussero dettagli in realtà inesistenti o differenti, rimasero impresse a molti e causarono inevitabilmente perplessità quando non furono riscontrate nelle immagini effettive.

Per esempio, il disegno classificato come S69-39011 e intitolato Artists concept of Apollo 11 Lunar Module descending to surface of moon (Concezione artistica del Modulo Lunare dell'Apollo 11 che scende verso la superficie della Luna), tuttora archiviato per esempio presso Science.ksc.nasa.gov, contiene una notevole serie di errori.


Innanzi tutto, sono visibili le stelle: in realtà non si vedrebbero, perché sono troppo fioche rispetto alla luminosità della superficie lunare illuminata a giorno. Poi c'è il bagliore del getto del motore di discesa, che in realtà non c'era: i propellenti ipergolici utilizzati, infatti, non producevano una fiammata colorata o luminosa.

Anche il paesaggio è sbagliato: la zona del Mare della Tranquillità dove era previsto l'allunaggio dell'Apollo 11 era priva di rilievi montuosi come quelli mostrati. Il sito di allunaggio era stato scelto proprio perché estremamente pianeggiante e quindi più facile da affrontare in questo primo tentativo.

Anche l'illuminazione della cabina, visibile attraverso i finestrini, è decisamente eccessiva: non sarebbe stata visibile rispetto a quella ben più intensa (a giorno) della superficie lunare.

A un livello più tecnico, il disegno è sbagliato perché mostra una sonda di contatto (le astine verticali sotto le zampe) anche sulla zampa sulla quale è presente la scaletta (la zampa centrale nel disegno). L'asta era prevista inizialmente su tutte e quattro le zampe del modulo lunare, ma poi fu deciso di rimuovere quella sulla zampa dotata di scaletta perché nel piegarsi durante il contatto con il suolo lunare avrebbe potuto assumere posizioni pericolose o perlomeno di ostacolo per il passaggio degli astronauti.

Quasi tutti questi dettagli errati hanno uno scopo ben preciso: rendere interessante e comprensibile il disegno. Se l'artista non avesse disegnato la fiammata del motore, per esempio, molti non avrebbero capito come facesse il modulo lunare a stare sospeso nel vuoto. Senza l'illuminazione della cabina, non sarebbe stato possibile mostrare gli astronauti e far capire da dove guardavano. Le stelle e le montagne servono per dare dettaglio e profondità all'illustrazione.

Un altro esempio è dato dall'immagine S69-39335, riferita sempre alla missione Apollo 11, nella quale ricorrono molti dei medesimi errori: fiammata visibile del motore, cabina illuminata, rilievi montuosi, stelle visibili. Qui, inoltre, manca il rivestimento termico di pellicola dorata dello stadio di discesa.


Purtroppo molti lunacomplottisti sono rimasti fermi ai disegni e si aspettano che la realtà si conformi all'arte.

2010/08/19

Apollo 15, perché la bandiera si muove senza essere toccata?

di Paolo Attivissimo, con il contributo di Ka9q.net. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Nelle riprese televisive della seconda escursione lunare di Dave Scott e Jim Irwin, durante la missione Apollo 15, si nota un fenomeno che secondo i sostenitori della tesi della messinscena dimostrerebbe che le immagini furono riprese in un set cinematografico, perché la bandiera americana piantata nel suolo lunare si muove nonostante Scott, che le è passato davanti, non l'abbia toccata. Il fenomeno è documentato da video come questo, nel quale avviene a circa 2:35 dall'inizio.


L'impressione che si ha da questa ripresa video è che la bandiera sia stata colpita dallo spostamento d'aria dovuto al passaggio dell'astronauta nelle sue vicinanze. Ma sulla Luna non c'è atmosfera e quindi (secondo i lunacomplottisti) questo fenomeno dimostrerebbe che le riprese non furono effettuate sul suolo selenico ma in un ambiente nel quale c'era aria, rivelando la finzione.


La tesi della bandiera che sventola o si muove è sostenuta spesso anche con riferimento ad altre immagini, nelle quali però si vede chiaramente che l'effetto visivo dello sventolio è dovuto al fatto che il drappo era sorretto da una barra orizzontale o al fatto che gli astronauti stavano muovendo l'asta per conficcarla. Qui, invece, la tesi sembra più robusta: la bandiera è già stata piantata e non sembra esserci alcun contatto nell'istante in cui il suo angolo inferiore destro inizia ad oscillare leggermente. Il caso è intrigante e merita quindi un approfondimento. Cominciamo dai fatti.

L'evento avviene a 148 ore, 57 minuti e 15 secondi dopo il lancio dalla Terra, secondo la cronologia della missione, ed è discusso dall'Apollo Lunar Surface Journal in questa pagina, nella quale si fanno varie ipotesi sulla sua causa.

Scott potrebbe aver sfiorato l'angolo della bandiera con il proprio braccio sinistro o calciato della sabbia lunare che ha colpito il drappo o urtato l'asta. In alternativa, i suoi passi potrebbero aver prodotto vibrazioni nel terreno che si sono trasmesse all'asta oppure la sua tuta poteva aver accumulato una carica elettrostatica che ha attratto il materiale del drappo. Inoltre lo scarico gassoso degli apparati di regolazione della temperatura della tuta, presenti nello zaino della tuta, potrebbe aver raggiunto la bandiera. Secondo l'ALSJ, l'ipotesi più plausibile è quella del contatto, nonostante le apparenze.

La scena è documentata non solo dal video, ma anche da una serie di fotografie in bianco e nero scattate da Irwin negli istanti che precedono il movimento del drappo. Le foto sono classificate con le sigle AS15-92-12447, 12448, 12449, 12450 e 12451.

La più significativa di queste immagini è la 12447, che ritrae il saluto alla bandiera di Jim Irwin e mostra la posizione della telecamera rispetto alla bandiera. La telecamera (indicata qui sotto dalla freccia) era montata sul Rover, l'automobile elettrica usata durante alcune missioni lunari Apollo (quelle dalla 15 in poi), ed era comandata direttamente via radio dalla Terra.


Sulla base di questi fatti si può analizzare la situazione.

L'immagine 12447 permette di rilevare che la telecamera era a poca distanza dalla bandiera: usando la larghezza del Rover (183 cm) come riferimento e con l'inevitabile approssimazione dovuta alla prospettiva, si può stimare che la distanza dall'obiettivo della telecamera all'asta della bandiera fosse pari a circa due larghezze di Rover, quindi circa 4 metri.


Confrontando quest'immagine con l'istante corrispondente della ripresa televisiva, si nota che l'asta della bandiera è inquadrata per tutta la sua altezza, che dalla documentazione risulta essere circa 2,4 m prima di essere piantata per una ventina di centimetri, e che sopra di essa c'è ancora spazio nell'inquadratura.


L'obiettivo zoom della telecamera era quindi regolato su una posizione piuttosto grandangolare, che esagera la prospettiva: una variazione di distanza modesta si traduce in una differenza notevole di dimensioni apparenti. Lo si nota, per esempio, confrontando un fotogramma della medesima sequenza video in cui un astronauta è vicino alla bandiera, fra la bandiera e la telecamera, e un fotogramma in cui è dal lato opposto della bandiera rispetto alla telecamera.


Possiamo tracciare sulla foto 12447 i margini superiori e inferiori dell'inquadratura e l'asse ottico di ripresa.


Se ora spostiamo la figura dell'astronauta (presa dalla foto 12449) in una posizione nella quale sarebbe a contatto con la bandiera e più vicino alla telecamera, otteniamo questo risultato:


In altre parole, e sempre con le dovute cautele derivanti dall'approssimazione, se l'astronauta si fosse trovato in una posizione e a una distanza tali da urtare l'angolo inferiore della bandiera, la telecamera l'avrebbe inquadrato grosso modo dalla sommità del casco al ginocchio. È un risultato in effetti molto simile a quello che si osserva nei fotogrammi del passaggio di Scott nel momento incriminato, tenendo conto che la telecamera si è alzata leggermente rispetto al momento del saluto.


È quindi plausibile (ma non dimostrato) che a causa della distorsione prospettica prodotta dall'obiettivo grandangolare Scott, nel momento in cui passa davanti alla telecamera appena prima che la bandiera si muova, sia più vicino alla bandiera di quanto sembri visivamente e quindi l'abbia sfiorata con il braccio sinistro.

Quest'ipotesi è avvalorata dal fatto che soltanto l'angolo inferiore destro della bandiera si muove: il resto del drappo rimane immobile. Lo stesso vale per la barra orizzontale che la sorregge e per l'asta verticale.

L'ipotesi lunacomplottista dello spostamento d'aria, invece, è smentita da un semplice ragionamento: riguardando la sequenza video completa (disponibile per esempio nei DVD della Spacecraft Films) si nota che i due astronauti passano più volte molto vicino alla bandiera. Se il loro passaggio fosse stato sufficiente a creare uno spostamento d'aria nella scena incriminata, lo sarebbe stato anche negli altri momenti del video in cui passano vicino alla bandiera. Ma negli altri passaggi, durante la stessa sequenza ininterrotta (per esempio a 2:10 circa), il drappo non si muove affatto.

Inoltre, come notano i commenti qui sotto, nella sequenza completa (che – va ricordato – è un'unica ripresa continua) si nota che la polvere lunare calciata dagli astronauti ricade al suolo senza formare volute, con il comportamento caratteristico della regolite in assenza d'aria, già visto a proposito delle tracce del Rover. Questa è un'altra indicazione del fatto che le immagini furono riprese nel vuoto e non in un set contenente aria.

Questo caso, benché non sia risolto oltre ogni dubbio, mette in luce l'errore di fondo del lunacomplottismo e di tanti altri cospirazionismi: l'idea che un minuscolo dettaglio insoluto in qualche modo controbilanci e faccia scomparire l'intera montagna di fatti e documenti che conferma la realtà degli eventi che il complottista si ostina a negare, e che se un fenomeno ha una rosa di possibili spiegazioni perfettamente sensate e coerenti, per qualche bizzarro motivo sia necessario ignorarle per abbracciare esclusivamente quella insensata che si adatta alla tesi preconcetta.

2010/08/15

Moonscape, nuovo trailer

Ecco il trailer aggiornato di Moonscape: per maggiori informazioni leggete qui.


Ho preparato anche una versione in inglese. Buona visione.

2010/08/08

Il diverbio Stagno-Orlando

di Paolo Attivissimo

Chiunque abbia seguito la diretta televisiva RAI del primo allunaggio ricorda il celebre battibecco fra i due cronisti, Tito Stagno e Ruggero Orlando, su quando fosse davvero avvenuto il contatto con il suolo lunare. Un diverbio che coprì frasi storiche delle comunicazioni provenienti dalla Luna.

Ho parlato recentemente della questione con Stagno (Orlando non è più tra noi) e di questo riferirò prossimamente. Intanto vorrei proporvi un video che ricostruisce le comunicazioni degli astronauti coperte dalla discussione fra Stagno e Orlando, utilizzando l'audio originale ricevuto direttamente dalla Luna presso la stazione di ascolto australiana di Honeysuckle Creek, concessomi gentilmente da Colin Mackellar.


Se lo ascoltate in stereofonia, sul canale destro trovate l'audio diretto dalla Luna, mentre sul sinistro potete sentire l'audio della RAI. Se seguite con molta attenzione, sentite che Stagno ha in cuffia sia l'audio diretto degli astronauti (che a lui arriva con qualche istante di anticipo rispetto alla diffusione in studio), sia la voce italiana di un'altra persona, presumibilmente uno dei traduttori che stavano nello studio dentro le cabine che si scorgono dietro a Stagno.

La voce etichettata CAPCOM nei sottotitoli è quella di Charlie Duke, che da Houston parlava direttamente con gli astronauti riferendo loro i dati di telemetria. Il suo "Sixty seconds" avvisa i due astronauti che il carburante è agli sgoccioli: manca un minuto prima che debbano decidere se posarsi o annullare il tentativo di allunaggio e risalire. Un momento drammatico che viene completamente coperto, nell'audio RAI originale, dalla discussione fra i due giornalisti. Lo stesso vale per il richiamo ancora più perentorio "Thirty seconds" di Duke e per la storica frase di Armstrong "Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed", finalmente ascoltabile come si deve.

C'è anche un'altra chicca: la papera di Charlie Duke, che sopraffatto dall'emozione risponde ad Armstrong dicendo "Roger, Twan...", poi si ferma e si corregge: "Tranquility". Questo errore viene solitamente tagliato nei documentari che romanzano l'avventura del primo sbarco sulla Luna.

Le immagini RAI sono inoltre sincronizzate con la ripresa cinematografica dello sbarco, effettuata tramite una cinepresa 16mm Maurer montata sul modulo lunare. La ripresa non era disponibile durante la diretta televisiva.

Messe tutte insieme, queste risorse danno una visione nuova del momento cruciale della missione e permettono di dare una risposta definitiva a una domanda ricorrente di chiunque abbia visto quella diretta-fiume: aveva ragione Stagno oppure Orlando?

I fatti sono questi: il mitico "Ha toccato!" di Stagno fu pronunciato circa 55 secondi prima dell'annuncio "Contact light" con il quale Aldrin segnalava che almeno uno dei lunghi sensori posti sotto le zampe del veicolo aveva toccato la superficie lunare, sulla quale si sarebbe posato un paio di secondi dopo. Inoltre Stagno parlò durante una pausa delle comunicazioni dalla Luna, per cui non c'era nulla da fraintendere. Ruggero Orlando, invece, annunciò il contatto dieci secondi dopo le parole di Aldrin. Mi dispiace per Tito Stagno, ma Orlando aveva ragione.

Va detto che la qualità dell'audio in cuffia che aveva Stagno era pessima, come si può ben sentire: molte sillabe iniziali sono troncate perché gli astronauti usavano il VOX – sensore vocale – per aprire i propri microfoni automaticamente. Inoltre il gergo astronautico è veramente stretto in questi momenti concitati, tanto da richiedere un articolo apposito di spiegazione, nonostante i sottotitoli che ho predisposto nel video, basati sulla trascrizione fatta a mente fredda dagli archivisti dell'Apollo Lunar Surface Journal.

2010/08/02

Un saluto, due mondi / One salute, two worlds

Buzz Aldrin saluta la bandiera sulla Luna, luglio 1969. Foto di Neil Armstrong.
Buzz Aldrin salutes the flag on the Moon, July 1969. Photo by Neil Armstrong.
Buzz Aldrin saluta la bandiera sulla Terra, ad Avezzano (AQ), luglio 2010. Foto di Andrea Tedeschi.
Buzz Aldrin salutes the flag on Earth, in Avezzano (AQ), July 2010. Photo by Andrea Tedeschi.
Quarantuno anni fa, quest'uomo era a quasi quattrocentomila chilometri dalla Terra, nella sua scomoda e goffa tuta spaziale, e salutava la bandiera piantata nel suolo lunare. Pochi giorni fa, grazie agli sforzi straordinari degli organizzatori del festival astronomico Il Cielo di Argoli, Aldrin ha ripetuto quel memorabile saluto davanti a una replica esatta in scala 1:1 della bandiera lunare.

Forty-one years ago, this man was a quarter of a million miles from Earth, in his awkward and clumsy spacesuit, saluting the flag planted in the lunar soil. A few days ago, thanks to the extraordinary effort of the organizers of the Il Cielo di Argoli astronomy festival, Aldrin repeated that memorable salute in front of a full-scale replica of the Moon flag.