2009/10/30

Apollo 20, la missione top secret per recuperare un'astronave aliena [UPD 2012/04/04]

di Paolo Attivissimo, con il contributo di Hammer, Trystero e Domenico. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale e vi arriva grazie alla donazione per il libro “Luna? Sì, ci siamo andati!" di danielerap*.

Circolano da tempo, soprattutto su Internet, tesi secondo le quali vi sarebbe stata una missione Apollo segreta, denominata Apollo 20, svolta congiuntamente da astronauti statunitensi e cosmonauti sovietici per recuperare un'astronave extraterrestre scoperta sulla Luna.

La storia è stata ripescata nel 2009 dalla trasmissione Mistero (Italia 1) e segnalata da Flavio Vanetti sul Corriere della Sera. Nel 2007-2008 era stata raccontata su Internet da Luca Scantamburlo e nel 2007 da Michael Salla.

Secondo la narrazione di tale William Rutledge, che asserisce di essere stato uno degli astronauti di questa missione insieme all'americana Leona Snyder e al russo Alexei Leonov, un vettore Saturn V sarebbe partito di nascosto nel 1976 dalla base militare di Vandenberg, in California, diretto verso la faccia non visibile della Luna. Là, infatti, le ricognizioni dell'Apollo 15 avevano scoperto un gigantesco vascello alieno.

La presenza del veicolo sarebbe confermata da immagini pubblicate negli atlanti fotografici lunari, per esempio nel dettaglio della foto NASA AS15-P-9625 mostrato qui sopra. L'“astronave” sarebbe la forma chiara allungata al centro dell'immagine. La fotografia integrale, scattata dalle fotocamere automatiche del veicolo Apollo, che producevano immagini panoramiche su lunghe strisce di pellicola, è presentata qui sotto.

Foto AS15-P-9625 integrale: la presunta astronave è cerchiata.
Già questo reperto fotografico dovrebbe far riflettere sulla plausibilità della storia: se l'esistenza di un veicolo extraterrestre sulla Luna è così top secret da motivare addirittura una missione congiunta russo-americana segreta, bisogna chiedersi come mai l'astronave è stata invece lasciata in bella mostra nelle fotografie pubblicate.

E dato che le immagini della faccia nascosta della Luna erano disponibili all'epoca soltanto se la NASA o l'Unione Sovietica le rilasciavano, come mai non sono state ritoccate prima di diffonderle, in modo da non rivelare il ritrovamento?

La storia di Rutledge è corredata di molti dettagli narrativi ricchi di riferimenti tecnici e da video impressionanti, che mostrano addirittura un cadavere alieno umanoide e delle immagini ravvicinate del veicolo extraterrestre e possono facilmente distogliere dall'esame sereno dei fatti.Ma se si mette da parte l'impatto emotivo della crudezza delle immagini e si svolge una ricerca attenta, emerge chiaramente che la storia è in realtà un falso piuttosto ben costruito, realizzato dall'artista francese Thierry Speth e sbugiardato anche dagli ufologi, che hanno realizzato una pregevole indagine sotto l'egida del CUN (Centro Ufologico Nazionale).

Una delle principali obiezioni è l'assurdità di pensare che si possa far partire un missile alto più di cento metri dalla California senza che nessuno lo veda decollare e senza che gli astronomi e gli astrofili di tutto il mondo lo avvistino durante il tragitto verso la Luna (come avvenne per le altre missioni Apollo).

Il CUN segnala inoltre che l'esame dei video presentati da Rutledge riserva sorprese rivelatrici, come la scoperta di una ben poco futuristica molla in una delle riprese della presunta astronave:



A quest'indagine si aggiungono le considerazioni di Forgetomori, che indica le tracce che hanno portato all'identificazione di Speth come autore dei video e nota che in uno dei video di Rutledge che mostra l'interno del modulo lunare uno degli astronauti è stato sovrapposto allo sfondo con un mascherino sbagliato, per cui a un certo punto risulta essere un torso fluttuante, come si vede lungo il margine inferiore del fotogramma mostrato qui sotto. Questo rivela il trucco: si tratta di immagini prodotte con effetti speciali.



AboveTopSecret ha inoltre notato che in uno dei video della presunta missione Apollo 20, quello denominato ‘The City”, c'è l'audio di una conversazione copiata pari pari dall'audio della missione Apollo 15, e che le immagini della “città” sono state prese dalle pagine 24 e 25 del libro ESCHATUS: Future Prophecies From Nostradamus' Ancient Writings di Bruce Pennington.

Su un piano più tecnico, Forgetomori nota inoltre che lanciare un vettore da Vandenberg, sulla costa occidentale degli Stati Uniti, anziché da Cape Canaveral, sulla costa orientale, avrebbe comportato una drastica modifica del piano di volo standard dei missili Saturn V. Lanciato in direzione est, infatti, il gigantesco primo stadio sarebbe ricaduto sul suolo statunitense, con il rischio evidente e intollerabile di danni a cose e persone, invece di cadere nell'Atlantico come consueto.

Lanciare in direzione ovest, ossia sopra il Pacifico, avrebbe comportato un'enorme penalizzazione. I missili orbitali vengono lanciati sempre verso est perché in questo modo sfruttano la velocità di rotazione della Terra, che a Cape Canaveral è di circa 1470 km/h (Aerospaceweb.org). Questo significa che un missile che deve raggiungere la velocità orbitale di 28.000 km/h e viene lanciato verso est non deve accelerare da 0 a 28.000 km/h, ma da 1470 a 28.000 km/h: deve insomma accelerare di 26.530 km/h.

Lanciarlo in direzione opposta, verso il Pacifico, significherebbe lottare contro la medesima velocità di rotazione terrestre: il missile partirebbe in retromarcia, per così dire, con una penalità di 1470 km/h, per cui dovrebbe accelerare di 29.470 km/h, con consumi di carburante molto superiori.


Le foto NASA dell'“astronave”


Occorre aggiungere un'altra considerazione alle immagini della presunta astronave. Anche siti abbastanza possibilisti in campo ufologico, come Lunexit.it, hanno accertato che si tratta di conformazioni naturali del terreno e che quindi le precedenti interpretazioni extraterrestri erano una svista. Infatti hanno reperito una versione a maggiore risoluzione dell'immagine in questione, che non lascia più dubbi in proposito: la presunta astronave è in realtà un avvallamento del terreno.



Fra il 2010 e il 2012 il progetto Apollo Image Archive dell'Arizona State University ha effettuato nuove scansioni digitali delle pellicole originali Apollo e ha pubblicato versioni ad altissima risoluzione delle immagini contenenti la presunta “astronave”, che sono in realtà due (AS15-P-9625 e AS15-P-9630). Da queste scansioni si possono estrarre i seguenti dettagli, che chiariscono ulteriormente che si tratta di un semplice avvallamento.



Queste due immagini sono state scattate da angolazioni differenti, per cui possono essere combinate per ottenere un'immagine stereoscopica che permette di apprezzare rilievi e avvallamenti.

Inoltre la medesima zona è stata fotografata anche in altre occasioni: per esempio dalla Metric Camera dell'Apollo 15. È visibile nell'immagine AS15-M-1720 (scaricabile qui ad altissima risoluzione, 221 megabyte, 16193x16193 pixel, e qui a risoluzione più bassa, 2400x2397 pixel, 2,9 megabyte). Questa è l'immagine complessiva (la freccia indica la presunta astronave):



Dalla versione ad altissima risoluzione si ottiene questo dettaglio:



Sempre l'Apollo 15 ha raccolto altre immagini con illuminazioni varie e differenti: AS15-M-1037, AS15-M-1038, AS15-M-1333, AS15-M-1334, AS15-M-1335, AS15-M-1581, AS15-M-1720. Invece l'Apollo 17 scattò le foto AS17-M-2805, AS17-M-2806 e AS17-139-21284: quest'ultima è mostrata qui sotto.


Dettaglio della foto precedente (AS17-139-21284). La presunta astronave
è in basso a destra.

A questo punto, con questa serie di prove, qualsiasi ipotesi di autenticità dei video della missione “Apollo 20” è da scartare, a meno che si voglia credere che gli alieni usino astronavi a molla e che sulla Luna siano stati mandati uomini segati in due.


Nota


Le coordinate selenografiche della presunta astronave sono note ("cratere Iszak D, a sud ovest del cratere Delporte, sulla faccia nascosta della Luna", secondo il racconto di Rutledge, ossia 18.52° S / 117.2° E) e possiamo quindi usarle per cercarne l'immagine nelle mappe lunari. Purtroppo, però, il risultato della mappa della sonda Clementine (1994) è deludente anche nella versione di Mapaplanet.org: la risoluzione è insufficiente.

Laa ACT-REACT QuickMap, realizzata sulla base delle immagini raccolte dalla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter, permette di localizzare agevolmente la zona d'interesse di questa vicenda grosso modo fra i crateri Hilbert G, Delporte e Diderot:


Questa è l'ubicazione della zona sulla faccia nascosta della Luna (immagine tratta da Lroc.sese.asu.edu):

2009/10/29

LRO rifotografa l'Apollo 17, stavolta a 50 cm per pixel

di Paolo Attivissimo

Le prime immagini dei siti d'allunaggio scattate dalla sonda automatica Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) nella sua orbita bassa definitiva, a 50 chilometri d'altezza sopra il suolo lunare, non hanno deluso. Con una risoluzione di 50 centimetri per pixel, si possono distinguere chiaramente le zampe della base del modulo lunare dell'Apollo 17, le tracce delle impronte degli astronauti e persino la bandiera.

Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.

Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.

Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.

E' interessante confrontare queste fotografie con quelle della stessa zona scattate al suolo dagli astronauti dell'Apollo 17, Cernan e Schmitt:

AS17-134-20504, dicembre 1972. Credit: NASA.

AS17-134-20501, dicembre 1972. Credit: NASA.

Le immagini provengono dal blog dell'LRO e sono state pubblicate il 28 ottobre 2009 ma scattate il primo ottobre 2009. La scansione completa dell'area, in formato TIF non elaborato, è disponibile qui (253 MB).

2009/10/25

Un lunacomplottista tenta di rispondere alle domande smontateorie

di Paolo Attivissimo

Massimo Mazzucco, responsabile di Luogocomune.net, ha provato a rispondere a queste domande per lunacomplottisti (la schermata qui accanto è cliccabile per ingrandirla).

Consiglio vivamente la lettura delle risposte insieme ai commenti e alle obiezioni dei membri di Luogocomune per comprendere meglio la pochezza della preparazione tecnica e la grave disconnessione dalla realtà di chi sostiene le tesi di messinscena e capire i percorsi contorti della mentalità cospirazionista.

Non spenderò tempo a ribattere in dettaglio alle vaghe obiezioni prive di riscontri tecnici di Mazzucco, ben lontane dall'essere risposte tecnicamente documentate come richiesto, ma segnalo queste due perle, particolarmente significative visto che Mazzucco afferma di essere un fotografo che ha lavorato nel cinema:

(risposta alla domanda n. 10) Perchè i modellini sparano roba a 20 cm. al massimo, e le “volute” non riesci a farli nemmeno pagando.


Ecco l'allunaggio in 2001 Odissea nello spazio, anno 1968, considerato il massimo degli effetti speciali dell'epoca:



Ed ecco la sua risposta alla domanda numero 9:

Le riprese in studio vengono fatte fin da quando è nato il cinema, e nessuno ha mai visto un solo tecnico riflesso in specchi, visiere, o superfici lucide di qualunque tipo. Quindi?


Un paio di esempi trovati al volo da un film dell'era degli effetti speciali digitali, The Matrix:




Per ulteriori esempi è sufficiente consultare la voce "Crew or equipment visible" della sezione Goofs dell'Internet Movie Database oppure visitare siti come MovieMistakes.com (in particolare la sezione "Best Visible Crew").

I lettori mi hanno inviato altre immagini, come queste della troupe riflessa in uno specchio nel Cavaliere oscuro (ringrazio vinc_1 e paolofuture):





E' arrivato anche questo fotogramma di Grano rosso sangue (1984) nel quale la troupe è riflessa nella portiera. Grazie Luca!



Questo è il livello di serietà di chi vorrebbe che io contribuissi a un suo film sui complotti lunari. E' troppo sperare che questi esempi inducano Mazzucco a... riflettere?

2009/10/22

Video: Aldrin, Kissinger, Rumsfeld, la moglie di Stanley Kubrick e altri confessano che gli sbarchi lunari furono una messinscena

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Su Internet sono disponibili dei video nei quali personaggi molto noti, come i politici Alexander Haig, Henry Kissinger e Donald Rumsfeld, la moglie del regista Stanley Kubrick e addirittura gli astronauti Buzz Aldrin e Dave Scott dichiarano che le immagini degli sbarchi sulla Luna furono falsificate in un set cinematografico, sotto la supervisione di Kubrick, reduce dal capolavoro di fantascienza 2001: Odissea nello spazio, che aveva stupito il mondo per il realismo dei suoi effetti speciali.

Alcuni di questi video sono visionabili, con doppiaggio italiano, su Youtube: uno, due, tre, quattro, cinque, sei. Si tratta di spezzoni tratti da Operazione Luna, un documentario trasmesso nel 2002 dalla rete televisiva Arte e realizzato da William Karel.

Alcuni lunacomplottisti, guardando gli spezzoni isolati dal loro contesto invece della versione integrale (disponible per esempio su Dailymotion.com e su Google Video), ritengono che Operazione Luna sia la prova schiacciante delle loro tesi di messinscena: contiene addirittura le confessioni filmate e dettagliate degli autori e dei protagonisti del falso. Ma in realtà Opération Lune, o Dark Side of the Moon nell'edizione in inglese, è un documentario-parodia, il cui scopo è dimostrare allo spettatore l'importanza di guardare la televisione sempre con occhio critico, senza fermarsi alla superficialità accattivante delle immagini ben confezionate e senza fidarsi dell'autorevolezza apparente dei personaggi celebri.

Kissinger, Haig, Aldrin, la moglie di Kubrick e gli altri intervistati si sono prestati realmente alla burla, che viene rivelata sia dalle palesi assurdità contenute nella narrazione (Kubrick avrebbe accettato di collaborare perché era l'unico modo per poter avere uno speciale obiettivo ultraluminoso della NASA per il suo film Barry Lyndon, cosa vera solo in parte), sia dai nomi di alcuni dei supertestimoni citati, che sono presi di peso dal mondo della finzione cinematografica.

Per esempio, Jack Torrance è il nome del protagonista di Shining, un film di Kubrick; David Bowman è uno degli astronauti del già citato 2001: Odissea nello spazio, dello stesso Kubrick; Dimitri Muffley è un ibrido dei nomi dei presidenti degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica nel Dottor Stranamore, anch'esso di Kubrick; Eve Kendall e George Kaplan sono nomi tratti da Intrigo internazionale di Hitchcock; Maria Vargas è il nome di Ava Gardner in La contessa scalza di Mankiewicz; Ambrose Chapel è il nome intorno al quale ruota la vicenda de L'uomo che sapeva troppo di Hitchcock; W.A. Koenigsberg è un'allusione a Woody Allen, le cui iniziali sono W.A. e il cui vero nome è Allen Stuart Koenigsberg.

Ma la rivelazione della natura parodistica di Operazione Luna è portata al massimo dell'evidenza nei titoli di coda, quando vengono proposti gli errori di recitazione e i fuori scena degli intervistati, che si chiedono se sono stati credibili nel recitare le battute.

A giudicare dal successo di questi video nel mondo cospirazionista, l'intento del regista William Karel sembra essere stato raggiunto in pieno, dimostrando la superficialità con la quale i lunacomplottisti affrontano l'argomento. E' particolarmente ironico il fatto che i sostenitori delle tesi di complotto asseriscono che il governo USA e gli astronauti sono tutti bugiardi matricolati, ma si fidano ciecamente delle loro dichiarazioni quando sono favorevoli alla tesi di complotto.

Tuttavia Karel forse non ha tenuto conto della possibilità che il suo documentario sarebbe stato distribuito in Rete a spezzoni, decontestualizzandolo e trasformandolo, paradossalmente, in una delle prove presentate dai sostenitori della falsificazione delle missioni lunari.

Maggiori informazioni sono disponibili nel sito interattivo del documentario, nell'Internet Movie Database (anche nell'edizione francese dell'IMDB), nella Wikipedia in francese e in quella in inglese, e presso Point du Jour International e Top Documentary Films.


Nota: le versioni precedenti di questo articolo riportavano in modo errato il nome del personaggio interpretato da Ava Gardner: la grafia corretta è Maria, non Marla. Ringrazio Naomi per la correzione.

2009/10/17

Domande per i lunacomplottisti (UPD 20091203)

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Siete sostenitori delle teorie di messinscena lunare? Allora saprete sicuramente fornire risposte tecnicamente documentate alle seguenti domande senza cadere in contraddizione.


1. Quali e quante missioni sarebbero state falsificate, di preciso?


Furono falsificate tutte quelle lunari? Soltanto la prima (Apollo 11)? O addirittura tutte le missioni spaziali precedenti? E quelle sovietiche?

Attenti: qualunque cosa rispondiate, vi mettete nei guai da soli.

Se dite che furono falsificate tutte le missioni, comprese quelle prima dello sbarco, allora la portata della messinscena diventa ridicolmente enorme e il materiale filmato e i reperti che sarebbe stato necessario falsificare crescono a dismisura, insieme al numero degli addetti ai lavori perfettamente omertosi da oltre quarant'anni.

Se dite che soltanto le missioni con sbarco sulla Luna (dalla 11 in poi) furono falsificate, allora accettate che quelle senza sbarco furono autentiche, giusto? Ma allora accettate come vere le immagini di quelle missioni. Che però sbugiardano le vostre asserzioni sulle fotografie, come "mancano le stelle", "la pellicola si squaglia o si vela nello spazio" e "le ombre sono troppo chiare", e l'idea che fosse tecnologicamente impossibile raggiungere la Luna e che le radiazioni dello spazio profondo avrebbero ucciso gli astronauti, perché le missioni Apollo 8 e 10 furono anch'esse lunari: lasciarono l'orbita terrestre, attraversarono le fasce di Van Allen e circumnavigarono la Luna.

Se dite che fu falsificata soltanto l'Apollo 11, allora dovrete spiegate perché sarebbe stato necessario falsificarla quando la prima missione secondo voi autentica, l'Apollo 12, avvenne soltanto quattro mesi più tardi. E se le missioni successive sono secondo voi autentiche, allora le foto di queste missioni sono utilizzabili come termine di paragone per sbugiardare le teorie lunacomplottiste riguardanti le fotografie.


2. Qual è la vostra versione dei fatti, in dettaglio? Riuscite a darne una coerente?


In quarant'anni, nessun lunacomplottista c'è riuscito. Tutti quelli che ci hanno provato si sono incagliati nelle contraddizioni della propria versione o si sono lanciati in ipotesi prive di qualunque supporto tecnico o documentale.

L'unica versione dei fatti coerente e documentata è quella storica: sulla Luna ci siamo andati. Sei volte.

Non provate a ribattere che vi basta dimostrare che la versione "ufficiale" è falsa: non solo non siete riusciti neanche a far questo presentando almeno una prova inoppugnabile in quarant'anni, ma i vostri scritti sono pieni di versioni alternative, per cui non è vero che vi limitate ad asserire la falsità delle missioni lunari. Allora abbiate il coraggio di assemblare le vostre versioni alternative e presentarle in un quadro completo. Così vediamo se il quadro è coerente o è una crosta.


3. Le foto lunari sono state ritoccate o no?


Per esempio, nella famosa foto di Aldrin con la bandiera, mostrata qui accanto, la bandiera è stata aggiunta? Qualunque risposta vi porta alla contraddizione rispetto alle vostre tesi di complotto.

Se dite che le foto furono fatte in studio, allora non si capisce perché ci sarebbe stato bisogno di ritoccarle: sarebbe bastato rifarle. Se dite che le foto furono ritoccate, allora questo implica che sono autentiche, ossia fatte sulla Luna, altrimenti sarebbe stato sufficiente rifarle.

E se le foto furono fatte in studio, come mai non pensarono di farne un po' anche ad Armstrong, visto che tutto sommato era il personaggio più "storico", essendo il primo uomo sulla Luna, e invece le foto mostrano praticamente tutte Buzz Aldrin?


4. Come ha fatto la NASA a mantenere il segreto perfetto per tutti questi anni?


Diamine, non ci riesce la Mafia, volete che ci riescano gli americani? Per quarant'anni?


5. Come mai, in tutti questi anni, nessuno dei cinquecentomila dipendenti della Boeing, della Grumman e delle altre società coinvolte (subappaltatrici comprese) si è mai fatto avanti per denunciare la truffa, per dire “guardate che questo veicolo è finto, non funziona e se va sulla Luna si sfracellerà”?



I veicoli usati per le missioni furono progettati e fabbricati da società commerciali, nelle quali notoriamente la segretezza non è mai perfetta. Spiegateci come mai non c'è stata nessuna confessione in punto di morte, quando non c'era più nulla da perdere, o durante un momento di ubriachezza molesta.

Se invece dite che avrebbero costruito dei veicoli perfettamente funzionanti, fino all'ultimo bullone, spiegate perché a quel punto non li avrebbero usati.


6. Perché sospettate la messinscena da parte statunitense, mentre non sollevate alcuna obiezione sulle missioni lunari sovietiche, che non portarono cosmonauti ma comunque andarono sulla Luna e ne riportarono campioni di roccia?


Oltretutto il regime sovietico aveva una lunga tradizione di segretezza e disinformazione. Anzi, sappiamo oggi che il tentativo sovietico di andare sulla Luna ci fu (il progetto N-1), ma fu tenuto segreto per anni quando fallì.


7. Perché i sovietici, che pure avevano un sistema di spionaggio sofisticatissimo, non si accorsero della messinscena e non la denunciarono al mondo?


Ne avrebbero avuto tutti i motivi. Far fare una figuraccia ai rivali capitalisti degenerati sarebbe stata un'occasione ghiottissima. Eppure rimasero zitti. Come mai?

Una delle risposte preferite dei lunacomplottisti a questa domanda è "perché avevano anche loro i loro scheletri nell'armadio". Dicono che prima del famoso "primo uomo nello spazio" (Yuri Gagarin) ci furono altre missioni che fallirono. Gagarin sarebbe stato semplicemente il primo a tornare vivo.

A parte il fatto che usare un'ipotesi di complotto per giustificarne un'altra non è il massimo del rigore scientifico (non ci sono conferme autorevoli di queste missioni pre-Gagarin), durante la Guerra Fredda gli USA non si fecero scrupolo di denunciare le falsità della propaganda sovietica e viceversa, per cui sembra un tantinello ridicolo e implausibile che si siano fatti questa reciproca cortesia di stare zitti soltanto per i voli spaziali, così carichi di prestigio politico.


8. Quante foto e quante ore di ripresa cinematografica e diretta TV sarebbe stato necessario falsificare?


Soltanto le foto scattate sulla Luna sono oltre 6500. Soltanto le riprese TV e cinematografiche della missione Apollo 16 sulla Luna ammontano a oltre quattordici ore. E tenete presente che sarebbe stato necessario creare tutto questo materiale senza incoerenze o contraddizioni.


9. Come sarebbe stato possibile, con la tecnologia degli effetti speciali degli anni Sessanta, impedire che la troupe e le attrezzature di scena fossero riflesse nelle visiere a specchio degli astronauti?


Spiegate quale tecnica di ripresa avrebbe permesso questo risultato. Tenete presente che spesso le visiere non mostrano semplicemente il cielo nero, ma riflettono i dettagli del terreno e degli strumenti circostanti, come nell'immagine qui accanto dell'Apollo 12 (AS12-49-7278).

L'unico modo plausibile per "nascondere" la troupe sarebbe stato non averla: usare soltanto la fotocamera, cinepresa o telecamera mostrate nelle immagini, impugnata dall'altro astronauta o montata su un supporto. Ma questo avrebbe significato rinunciare a qualunque supporto tecnico o effetto realizzabile da una troupe e da apparati di ripresa più sofisticati e quindi avrebbe reso ancora più complicata la messinscena.

Per esempio, il "cameraman" avrebbe dovuto lavorare vestito da astronauta e il set avrebbe dovuto essere perfetto (anche la "quarta parete", quella dietro il punto di ripresa, avrebbe dovuto simulare il suolo e il cielo lunare). Per non parlare della necessità di lavorare nel vuoto per ottenere il moto parabolico della polvere calciata dagli astronauti.


10. Il video della ripartenza del modulo lunare dell'Apollo 17 dalla superficie della Luna, ripreso dalla telecamera automatica, mostra chiaramente che non c'è aria, perché polvere e frammenti vengono proiettati secondo linee rette invece di formare sbuffi o volute. Come sarebbe stato possibile ricreare un effetto del genere in studio, negli anni Sessanta?







11. Come sarebbe stato possibile, con la tecnologia cinematografica di quegli anni, creare l'effetto della polvere scalciata dagli astronauti e sollevata dal Rover, che ricade parabolicamente al suolo senza formare volute?


E' un effetto che si può ottenere soltanto nel vuoto. Date una descrizione tecnica di come sarebbe stato ottenuto quest'effetto senza andare sulla Luna.





12. Quanto sarebbe stato grande il set?


Prima di rispondere, considerate sequenze ininterrotte come questa, tratta dalla missione Apollo 16, e osservate quanta strada fanno gli astronauti senza arrivare in fondo al "set". Quel masso sullo sfondo si rivela essere grande come una casa.





Le risposte dei lunacomplottisti


Massimo Mazzucco, di Luogocomune.net, ha tentato di rispondere. Le sue risposte illuminanti sono discusse qui.

Apollo 14, rifotografato il cratere d'impatto dello stadio S-IVB

di Paolo Attivissimo

Nei giorni scorsi i media si sono occupati dell'impatto della sonda LCROSS sulla superficie lunare, parlandone spesso come se si trattasse di una novità, ma in realtà esiste una lunga tradizione di impatti lunari. Quelli prodotti dalle missioni Apollo sono catalogati in questa lista.

Per esempio, il 4 febbraio 1971 la missione Apollo 14 fece schiantare sulla Luna l'S-IVB, ossia il terzo stadio del vettore Saturn V, un oggetto lungo quasi 18 metri, con un diametro di quasi 7 metri e una massa di circa 14.000 chilogrammi. La foto qui accanto, MSFC-75-SA-4105-2C, mostra l'S-IVB utilizzato per la missione Skylab 2, molto simile a quello dell'Apollo 14.

Uno degli scopi di questo impatto fu la produzione di un sisma lunare artificiale per verificare il funzionamento dei sismometri collocati dalle missioni precedenti, e in effetti il sismometro dell'Apollo 12 registrò l'impatto e le scosse conseguenti, che durarono circa tre ore.

L'impatto dell'S-IVB avvenne a 2,54 km/s (circa 9150 km/h) con un'angolazione di 69° rispetto al suolo, producendo un'energia d'impatto pari a 5,54 x 1010 joule, pari a poco più di 10 tonnellate di tritolo.

L'ubicazione del punto d'impatto dell'S-IVB è nota (latitudine 8.09 S, longitudine 26.02 W), e il cratere risultante, avente un diametro di circa 35 metri, fu fotografato dalla missione Apollo 16 (fotogramma 5451 della fotocamera panoramica) nell'aprile del 1972.

La sonda automatica Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) ha recentemente rifotografato l'area d'impatto con una risoluzione di 1,05 metri per pixel. Si possono notare le striature radiali chiare e scure prodotte dall'impatto, che si estendono per più di 1500 metri.

Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.

Fonte: NASA LROC.

2009/10/05

Recensione: "I ragazzi della Luna" (UPD 2011/04/18)

di Hammer, con aggiornamento di Paolo Attivissimo

In occasione del quarantesimo anniversario del primo sbarco sulla Luna, l'editore Mursia ha pubblicato la traduzione italiana del libro "The All-American Boys" di Walter Cunningham.

Il volume è stato pubblicato con il titolo "I ragazzi della Luna" ed è, al momento in cui scriviamo, l'unica traduzione del testo di Cunningham in una lingua diversa dall'inglese. L'edizione italiana si riferisce all'edizione in lingua originale del 2003, ampliata rispetto alla prima stesura del 1977.

Cunningham, astronauta e membro dell'equipaggio dell'Apollo 7, racconta tutta la storia del programma Apollo e dei progetti successivi come nessun giornalista potrebbe fare.

L'entusiasmo dell'autore buca le pagine e porta al lettore tutte le emozioni di chi ha vissuto in prima persona i viaggi nello spazio. Dal dolore per la morte dei colleghi e amici scomparsi nel disastro dell'Apollo 1 alla gioia per i risultati ottenuti nella corsa alla Luna, dai dubbi sulla cooperazione con i cosmonauti russi alla gestione del programma spaziale americano e la rabbia per le scelte sbagliate.

Questo testo ci presenta gli astronauti per quelli che sono: con le loro caratteristiche migliori e quelle peggiori. Cunningham racconta il lavoro alla NASA dal punto di vista più umano e soggettivo, accompagnando il lettore dentro le emozioni di chi lavora per portare l'umanità oltre i propri confini.

Gli ultimi capitoli sono dedicati alle considerazioni dello stesso Cunningham, ormai ritirato dall'attività astronautica, sul presente e sul futuro del programma spaziale. L'autore si pone alcune questioni fondamentali come la sicurezza nel viaggi spaziali o l'opportunità di partecipare alla Stazione Spaziale Internazionale. Ancora sul futuro dei viaggi spaziali si chiede se sia opportuno portare l'uomo su Marte e se sia valsa la pena di investire importanti cifre di denaro pubblico per portare l'uomo sulla Luna.

Si tratta, in sintesi, di un libro estremamente interessante e appassionante, ricco di informazioni dettagliate e di spunti di riflessione. Senza dubbio è un testo consigliatissimo a chiunque sia interessato allo studio dei viaggi spaziali umani a qualunque livello.

Purtroppo dobbiamo segnalare che l'edizione italiana è viziata da alcuni errori di adattamento. In alcuni capoversi la punteggiatura è scorretta e in talune frasi mancano addirittura i verbi o le concordanze non sono rispettate. Il lettore italiano può anche essere infastidito da alcuni errori evidenti di traduzione. Nel testo si dice per esempio che i New Orleans Saints sarebbero una squadra di calcio (pagina 51) e il ruolo di "linebacker" viene addirittura tradotto con "guardalinee".


Aggiornamento (2011/04/18)


Un'altra recensione de I ragazzi della Luna è pubblicata su Tranquility Base e segnala un fenomeno bizzarro: dalla numerazione mancano le pagine 239 e 240, ma il testo scorre correttamente.

2009/10/01

LRO fotografa il Surveyor 1

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Fra il 1966 e il 1968, la NASA inviò verso la Luna sette veicoli automatici, denominati Surveyor, il cui obiettivo principale era verificare che fosse possibile posarsi sul suolo lunare, esaminare la natura degli strati superficiali del suolo, e riprendere immagini. Due delle sonde, la 2 e la 4, non raggiunsero la Luna; le altre completarono la propria missione.

Queste sonde automatiche sono significative perché dimostrano che il programma spaziale statunitense non tirò fuori le missioni umane sulla Luna dal nulla, ma le conseguì grazie a un approccio graduale, basato su tecnologie progressivamente più evolute.

Anche le Surveyor stesse subirono un'evoluzione: la prima aveva a bordo semplicemente una telecamera, mentre quelle successive portarono sulla Luna una dotazione man mano più ricca di strumenti.

Sono significative anche perché una di esse, la Surveyor 3, fu visitata dalla missione Apollo 12 (foto qui sopra, AS12-48-7133). Questo consente ai dubbiosi, per esempio, di effettuare controlli incrociati fra le immagini acquisite dalla sonda e le fotografie scattate dagli astronauti nella stessa zona.

La sonda statunitense Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) ha scattato il 17 luglio scorso dall'orbita lunare un'immagine di un'altra di queste sonde Surveyor, la 1, che effettuò il primo allunaggio morbido di un veicolo statunitense il 2 giugno 1966 e continuò a funzionare fino al 7 gennaio 1967:

Surveyor 1 enlarged 20090917

L'immagine, scattata quando in quella zona della Luna era pomeriggio, con il sole basso all'orizzonte occidentale, ha una risoluzione di 1,07 metri per pixel. L'ombra del Surveyor 1, alto 3,3 metri, è lunga quasi 15 metri. L'immagine grezza completa, senza elaborazioni, è disponibile qui.

Va notato che questa fotografia è stata scattata prima della discesa della LRO verso l'orbita bassa di lavoro e quindi in futuro potrebbero arrivare immagini a risoluzione ancora più alta.

La prima bandiera sulla Luna cadde o no?

di Paolo Attivissimo

Durante la prima missione sulla Luna, fra il 20 e 21 luglio 1969, gli astronauti Buzz Aldrin e Neil Armstrong piantarono una bandiera degli Stati Uniti nelle vicinanze del proprio veicolo, il LM (Lunar Module). Ma non è del tutto chiaro se questa bandiera sopravvisse o meno al decollo del LM.

Il getto del motore di decollo o quello dei piccoli motori di manovra (visibili a destra in primo piano nella foto qui accanto, che è la AS11-37-5535) potrebbe infatti aver colpito la bandiera, situata a meno di 10 metri dal LM e piantata in modo molto precario nella superficie lunare, a detta degli astronauti.

La ripresa su pellicola cinematografica da 16mm del decollo dell'Apollo 11, effettuata dall'interno del LM e consultabile qui su Footagevault.com, inizia troppo tardi perché sia visibile l'effetto del getto (lo stesso problema si verifica anche nel filmato del decollo dell'Apollo 12). Va notato che molti documentari usano erroneamente la ripresa del decollo dell'Apollo 14 (JSC-563), più completa e coreografica, al posto di quella dell'Apollo 11. Nel filmato dell'Apollo 14, la bandiera viene scossa violentemente ma non cade.

Mancano insomma per ora prove visive delle condizioni della bandiera dell'Apollo 11 dopo il decollo. E' tuttavia possibile che fra le immagini che vengono acquisite dalla sonda automatica Lunar Reconnaissance Orbiter, attualmente in orbita intorno alla Luna, ve ne possa essere prima o poi una del sito d'allunaggio dell'Apollo 11 con una risoluzione sufficiente a mostrare l'asta o il drappo della bandiera.

La NASA è incerta sullo stato di quella prima bandiera: "Non è chiaro se la bandiera rimase ritta o fu abbattuta dal getto del motore quando decollò il modulo di risalita" ("It is uncertain if the flag remained standing or was blown over by the engine blast when the ascent module took off"), dichiara in due suoi documenti (uno e due) dedicati alla bandiera.

Buzz Aldrin, pilota del modulo lunare dell'Apollo 11 e quindi testimone oculare del decollo, è invece piuttosto categorico sulla questione. Nel libro Return to Earth (1973), a pagina 239 scrive infatti:
"Il decollo dalla Luna, dopo una permanenza totale di ventuno ore, fu puntualissimo e praticamente privo di sorprese. Lo stadio di risalita dell'LM si separò dallo stadio di discesa, con il proprio corpo tozzo e le zampe sottili, proiettando uno schizzo di particelle d'isolamento luccicanti, strappate dalla spinta del motore di risalita. Non c'era tempo per guardare il panorama. Io ero concentrato sui computer e Neil studiava l'indicatore di assetto, ma io alzai lo sguardo abbastanza a lungo da veder cadere la bandiera."

In originale: "Lift-off from the moon, after a stay totaling twenty-one hours, was exactly on schedule and fairly uneventful. The ascent stage of the LM separated from the descent stage with its chunky body and spindly legs, sending out a shower of brilliant insulation particles which had been ripped off from the thrust of the ascent engine. There was no time to sightsee. I was concentrating intently on the computers, and Neil was studying the attitude indicator, but I looked up long enough to see the flag fall over."
La stessa descrizione compare in varie fonti, compresa la NASA (1, 2). Di conseguenza, è presumibile che la bandiera dell'Apollo sia caduta, ma l'unico modo per averne prove oggettive è visitare il luogo dove si sono svolti gli eventi.